D: Valentina, come sei venuta a sapere di Retake?
R: me ne parlò una amica che faceva parte del gruppo Axa, mi disse che erano persone che, insieme, facevano quello che io avevo già iniziato a fare per conto mio, spazzare i marciapiedi, prendersi cura della pulizia di un parco, mi suonò come una bella notizia.

D: come ti sei attivata?
R: ho preso contatto con il gruppo Montagnola, quello a me più vicino, e ho deciso presto di attivare il mio in zona Ardeatina.

D: ricordi ancora il tuo primo Retake?
R: Indimenticabile! Antonino Battaglia mi raggiunse al Parco Scott in veste di tutor, mi portò un kit di materiali a mio supporto, alla fine del Retake, della serie “non se butta niente”, sfruttammo la vernice blu con la quale avevamo riqualificato dei giochi per dipingere un nasone! Erano decisamente altri tempi, in sei anni tante cose sono cambiate e noi siamo cambiati.

D: a che ti riferisci?
R: Retake è per me una grandissima scuola di vita, personale e collettiva. Siamo cresciuti tantissimo insieme.
Poi io ho scelto di farlo con una precisa scelta di campo, quella della trasversalità. I miei tentativi di coinvolgere gli abitanti del quartiere non hanno dato buoni frutti, fatto salvo la partecipazione agli eventi che ho promosso al Parco, le adesioni su strada sono state irrisorie e allora ho cominciato a volgere il mio sguardo oltre il mio quartiere. Un evento al Colosseo, organizzato da Nino Trapani, mi ha fatto toccare con mano l’importanza di interventi sinergici tra gruppi, oltre ad avermi fatto incontrare persone splendide.

D: quanto ha giocato la componente relazionale nella tua affezione a Retake?
R: moltissimo e lo dico non solo per l’autentica affettività che oramai mi lega ad alcuni retaker, ma anche nei casi di conflittualità, tutto mi è servito ad aggiustare il tiro della mia comunicazione e a rivedere metodicamente i miei giudizi.

D: Dentro Retake tu sei molto conosciuta come la “Signora in Verde”. Come è nata la tua interlocuzione con il Dipartimento della Tutela Ambiente?
R: semplice, tutto nasce da una mia azione di vero e proprio stalkeraggio verso alcuni funzionari del Dipartimento. Non potevo tollerare lo stato di incuria nel quale versava Parco Scott, esigevo che venisse fatta una manutenzione. In pratica li presi per sfinimento, alla fine si risolsero a darmi retta. Da quel giorno non ho più perso il contatto con loro, l’ho piuttosto rafforzato cogliendo l’occasione per imparare quanto più possibile sull’applicazione delle procedure, la loro tempistica, le ragioni di apparenti ritardi. Ho instaurato un dialogo quotidiano che mi è stato utile per seguire un’attività utile all’operatività di Retake.

D: In che modo supporti i retaker nei meandri dell’Amministrazione?
R: Nel 2019 ho preso parte alla revisione finale del Regolamento del Verde del Comune, un tavolo scottante che ha visto a confronto decine e decine di associazioni. Per fortuna il Regolamento è stato definitivamente approvato a marzo 2021, è stata una esperienza lunga e stimolante. Sempre nel 2019 ho esportato verso i retaker la procedura panchine. Si è trattato di decodificare i requisiti richiesti dal Dipartimento a fronte della disponibilità di 20.000 stecche a beneficio della Cittadinanza attiva. Ci fu un momento di grande confusione, poche certezze e tanta voglia di fare anche da parte dei retaker. I miei rapporti interni al Dipartimento mi sono stati di aiuto.

D: nel Dipartimento tu sei una figura molto conosciuta, umile nell’apprendere, complice con le loro criticità, ottima mediatrice tra le esigenze operative di Retake e le regole dettate dal Dipartimento di cui bisogna tenere conto.
R: vero, mi adopero a sentire le loro ragioni mentre avanzo le istanze di Retake e così siamo arrivati al Protocollo d’Intesa di dicembre 2020.

D: Giusto Francesca Elisa Leonelli e Paola Carra hanno voluto regolare i nostri rapporti e lavorare nell’ottica di una co-progettualità.
R: Esattamente. Con Cristiano Tancredi ho vagliato diverse proposte ricevute dagli Admin e diverse verranno realizzate con il supporto del Dipartimento e dell’Assessorato al Verde. Quello che mi sta più a cuore è che questi interventi non siano eventi spot, ma possano avere una continuità sul territorio, il loro vero valore è proprio questo.

D: quale è stata la maggiore semina che Retake ha fatto nella tua vita?
R: Mi ha fatto vivere il privilegio di poter comprendere profondamente i meccanismi della P.A. e mi ha fatto conoscere un gran numero di persone, incredibilmente varie sotto il profilo sociale, culturale, anagrafico, caratteriale, come non sentirsi migliore grazie a questo?