D: Riccardo, mi spieghi come ti è saltato in mente di prenderti cura di una città nella quale ti eri appena trasferito, avendo Te origini veneto lombarde?!
R: in effetti sono venuto a vivere a Roma a metà del 2017 e, da subito, nel corso di quella che era una mia passeggiata giornaliera, ho cominciato a soffrire per lo stato di profondo degrado nel quale si trovava Piazza Simon Bolivar. Era clamoroso perché quel posto è ricco di storia, di arte, di cultura e si trova in una zona centrale. Non riuscivo proprio a comprendere – non riesco a farlo nemmeno ora a dire il vero – come fosse possibile svilire e offendere tanta bellezza nel peggiore dei modi, cioè letteralmente ignorandola. Allo stesso tempo ero trattenuto dall’attivarmi in proprio. In passato, a Milano, avevo partecipato a iniziative organizzate, oppure mi ero fatto promotore di tante piccole azioni di riqualificazione nel palazzo dove abitavo… ma temevo di non essere autorizzato a farlo in un luogo pubblico. Addirittura temevo di incorrere in qualche sanzione. Poi un giorno ho incontrato un extra comunitario che puliva uno dei vialetti che collega i piazzali Churchill e Bolivar, l’ho ringraziato e gli ho lasciato una moneta. Ma non mi bastava, volevo davvero fare di più, volevo mettermi in gioco. Mi sono quindi risolto a cercare, semplicemente, su Google associazioni di volontariato alle quali aggregarmi e ho conosciuto Retake Roma.
D: immagino tu non abbia tergiversato più di tanto prima di attivarti
R: ho preso subito contatti con il gruppo di quartiere Retake Roma – Parioli Pinciano dove ho trovato una prontissima admin, Magila Wood. Siamo andati d’accordo sin dal primo momento e dopo un rapido confronto abbiamo organizzato un clean-up insieme. È stato tutto rapido e mirato all’obiettivo, io mi ero reso disponibile a fare qualcosa di concreto nel rispetto di chi aveva più esperienza di me. In cambio ho trovato ascolto, supporto, stimoli alla mia creatività anche, in perfetto stile Retake.
Era l’inizio del 2018 ed io ero del tutto ignaro di cosa mi sarebbe successo…
D: prende infatti l’avvio quella che non credo di esagerare nel definire una vera e propria Impresa civica con la i maiuscola
R: mi sento di confermarlo, non tanto per portare acqua al mio mulino, quanto perché penso che abbiamo messo in moto un rinnovamento profondo, non soltanto un’ammirevole azione dimostrativa. Numericamente gli interventi organizzati sono stati una cinquantina nell’arco di tre anni, ma quando parliamo di trasformazione io penso anche, e soprattutto, alle sinergie attivate con diverse realtà di cittadinanza attiva che hanno permesso di moltiplicare l’effetto positivo e di ampliare notevolmente il raggio d’azione. Oggi tutta Valle Giulia è oggettivamente migliore di come era tre anni e mezzo fa. Mi piace pensare di aver contribuito con un piccolo tassello ad un più grande mosaico.

D: che situazione avete dovuto fronteggiare?
R: ci siamo resi conto sin dai primi eventi che non era affatto sufficiente ripulire la zona dai rifiuti che troviamo anche oggi, immancabilmente: il livello di degrado era diffuso sia nelle parti monumentali, che nei viali, ma soprattutto nella parte vegetativa che si presentava folta, selvaggia. Mi colpì molto la reattività che trovai nei primi retaker: resisi conto del disastro che ci si stava palesando tornarono all’indomani del primissimo evento e poi la settimana successiva, e così via. Provai molte sensazioni, di trovarmi tra simili, di poter essere artefice del cambiamento, e perché no, anche di vivere “semplicemente” in un quartiere più pulito!
D: avete avuto l’appoggio istituzionale?
R: inizialmente no, tutta la parte di “bonifica” delle aree verdi (sotto il primo strato di fogliame giaceva almeno un metro di rifiuti) è stata a nostro carico, Ama ha sempre collaborato ritirando sempre i sacchi pieni, talvolta anche supportandoci con personale e con mezzi per lo spazzamento e il lavaggio stradale. Procedendo, metro dopo metro, ci siamo resi conto che quell’area nascondeva molto di più: ripulendo tra rovi e cespugli sono emersi sversamenti di rifiuti ingombranti di ogni genere come bombole, verande, mobili, cisterne, materassi, proprio nel cuore dei Parioli! Ma anche insediamenti umani con tutti gli annessi e connessi facilmente immaginabili… Per prima cosa andava fatta luce, poi bisognava ripulire il terreno palmo palmo. Parallelamente abbiamo iniziato a segnalare, a segnalare, a segnalare.
D: tu hai dato prova di una resistenza e caparbietà fuori della norma e tuttavia non hai proceduto da solo
R: certamente. Negli anni si sono succeduti volontari appartenenti alla Comunità cinese romana, boy scout dell’Agesci, i ragazzi di Margherone fa cose, il Rotary Young e retaker a rinforzo e molte persone del quartiere. Nell’ultimo anno non mancano mai agli eventi Jeanne e Roadney, moglie e marito, dipendenti dell’Ambasciata americana, hanno un’energia fuori dal comune! Poi si sono uniti anche gli studenti dell’American Overseas School, capitanati dalla meravigliosa professoressa Melis. Vorrei poter menzionare personalmente tutti coloro che hanno contribuito negli anni, ma la risposta si allungherebbe davvero troppo! Ci tengo a dire però che un grandissimo aiuto è sempre venuto da Francesco Sganga, un volontario speciale, che ha generosamente condiviso con noi la sua esperienza, la sua cultura, la sua forza. Ecco, da lui ho sempre ricevuto solidarietà, incoraggiamento a non mollare ed un grosso contributo ad affrontare la situazione con minuzia, competenza ed assiduità.
Ma il partner più straordinario che ho avuto è stato senza dubbio il Comitato Piazza Don Minzoni, in particolare nelle persone di Sandra Naggar e Andrea De Rosa.

D: Una realtà di grande livello e serietà
R: proprio così. Ho avuto occasione di conoscerli al Giardino delle Crocerossine ed è stato amore a prima vista. Mai avrei immaginato quanta strada avremmo fatto insieme e quanto vantaggio reciproco avremmo colto dal nostro sodalizio. Loro hanno una presenza sul territorio che a me, come forestiero, mancava. Sono in ottimi rapporti con il Secondo Municipio, che da quel momento è salito a bordo anche a Simon Bolivar, operano scientificamente secondo la logica del presidio, curano i luoghi in maniera continuativa grazie ai loro manutentori, sono dei generosi, veri fratelli di strada. Inoltre loro si occupano della manutenzione continuativa del Giardino del Diamante, di Viale delle Belle Arti e di Via Bruno Buozzi, tutto l’asse di Viale Tiziano. Io sento di far parte di un sistema di gestione della cosa pubblica molto ben strutturato ed affidabile
D: Simon Bolivar rimane comunque il tuo Luogo del Cuore, in questi anni non lo hai lasciato mai
R: ci sono stati dei momenti di stanca, ho anche traslocato, ora vivo (felicemente) in un altro quartiere… ma ogni qualvolta gli eventi si sono fatti più incisivi e ogni volta che abbiamo ricevuto un segnale dalla Pubblica Amministrazione le persone hanno ripreso a partecipare con rinnovato entusiasmo
D: tu hai affrontato quel posto alla Indiana Jones
R: più o meno… I primi tempi fissavo gli eventi alle 8 di mattina e molto spesso finivo alle 16/17, da qualche tempo me la sto prendendo un po’ più comoda, l’orario è di ritrovo slittato alle 9.30/10: un vero lusso! Quello che perseguo sempre è migliorare l’orizzonte visivo. Sia che questo significhi sminuzzare quanto resta di un albero caduto anni e anni fa, sia contenere le infestanti etc ma anche combattere per la riaccensione dei lampioni o chiedere (e ottenere!) l’intervento del Comune per potare alberi e siepi ormai fuori controllo. Questa persistenza ha ridotto di molto gli accampamenti, (oramai ce n’è uno solo), azzerato lo sversamento di rifiuti ingombranti, sensibilmente diminuiti anche i rifiuti gettati a terra. In tempo di Covid sono tuttavia aumentate le bottiglie di alcolici abbandonate dai ragazzi che usano il belvedere di affaccio alla statua equestre come ritrovo serale. D’altronde in assenza di cestini…
D: Cosa trovi una volta che hai “disboscato”?
R: il problema principale sta lì: il terreno risulta composto da decine di strati di immondizia di cui non si sospetta l’esistenza poiché sono coperti dalla vegetazione. E quindi immancabilmente tocca bonificarlo.
D: vi siete presi cura anche della struttura della Piazza
R: non abbiamo lasciato nulla al caso, il mio è un approccio un po’ maniacale, preferisco procedere più lentamente e curare ogni singolo dettaglio. Non a caso, pur essendo andato lì una cinquantina di volte, per me non è ancora finita.
D: che interventi avete fatto?
R: abbiamo curato molto le aree verdi, ripristinato l’agibilità di viali e vialetti, siamo intervenuti sulle caditoie, abbiamo liberato la pavimentazione dalle erbe infestanti e abbiamo periodicamente passato diserbante ecologico (soluzione di sale e aceto), ci siamo occupati della pulizia dei pali su Piazza Winston Churchill, eliminato adesivi e cancellato le tag dal travertino del piazzale, e ripeto, non abbiamo mai smesso di fare segnalazioni per dare visibilità al lavoro svolto e chiedere aiuto su quanto restava da fare.

D: che lezione stai traendo da questa esperienza?
R: sono convinto che senza il nostro intervento questo luogo sarebbe andato alla deriva in un destino di massimo degrado, sarebbe stato praticamente irrecuperabile perché nessuna Istituzione se ne sarebbe presa cura, primo perché non si aveva alcuna consapevolezza di come fosse ridotto e anche perché una riqualificazione pubblica non sarebbe stata sostenibile dal punto di vista economico.
Noi abbiamo dato vita ad una trasformazione oramai tangibile. A onor del vero il Secondo Municipio ci è stato spesso vicino, ma solo questo inverno il Servizio Giardini del Comune è intervenuto due volte potando parte delle tantissime siepi selvagge e potando alcuni alberi. Certo, meglio di niente, ma non certo sufficiente. Grazie al Protocollo d’Intesa che Retake ha siglato con l’Ufficio Coordinamento Decoro del Comune di Roma la scalinata verrà pulita con la idrosabbiatrice nei prossimi mesi e un trattamento di bellezza è previsto anche per la vera protagonista del mio luogo del cuore: la statua di Simon Bolivar.
D: puoi dirti soddisfatto?
R: relativamente, so quanti margini di miglioramento ulteriori ci siano e poi è rimasta irrisolta una questione per me molto spinosa… La strada non ha abitazioni e quindi Ama non eroga servizio per le utenze domestiche: nel tratto di Via Gramsci compreso tra i Viali Buozzi e Belle Arti non vi sono cassonetti. Fin qui tutto corretto: gli enti e le attività commerciali sono serviti come UND (utenze non domestiche) da un servizio specifico. Ma oltre a non esserci cassonetti non c’è nemmeno un cestino gettacarte. Questa situazione ha determinato un totale abbandono della zona che peraltro non viene mai spazzata. Eppure, tra facoltà di Architettura, Accademie, Musei, Caffè delle Arti… la pedonabilità è assai elevata. Aggiungiamoci anche le varie passeggiate dei residenti per i bisognini degli animali domestici e la vicinanza con Villa Borghese. E i ragazzi che si ritrovano la sera per ciò che resta dell’happy hour. Ogni giorno vengono rilasciati a terra chili di rifiuti, certo da persone poco educate: trovo assurdo che un’attività così basilare quanto importante come lo spazzamento stradale sia tacitamente affidato alla sola pulizia settimanale dei volontari!
Inoltre, complici chiusure e limitazioni Covid correlate, è cambiato anche il modo di vivere gli spazi aperti, specie in una città come Roma dove il verde non manca e le temperature sono miti (parola di polentone doc!). Mai sono stati così affollati i nostri giardini! Noi come cittadini dobbiamo avere rispetto di questi spazi, ma consentitemi, qualcuno dovrebbe adeguatamente vigilare e manutenere, con ancora più impegno, questo patrimonio dall’inestimabile valore. Non parlo solo di Valle Giulia, evidentemente…
Io vorrei finalmente poter dire “Oh, ce l’abbiamo fatta!”, eppure non è ancora così.
Abbiamo certamente restituito maggiore sicurezza a quel luogo perché ogni metro strappato al degrado e all’oscurità rappresenta una deterrenza a maleducazione, bivacchi, crimine e malaffare, ma anche su quel fronte la meta non è pienamente raggiunta. Ci sarebbe poi tutto il capitolo del consolidamento e del restauro del belvedere, ma se non riusciamo nemmeno a far installare due cestini…
Quello che posso dire è che certamente con molto impegno si vedono ottimi risultati

D: sarà meraviglioso il giorno in cui potremo festeggiare altri traguardi e godere anche dei tuoi manicaretti… i tuoi Retake sono particolarmente gradevoli anche perché tu curi molto l’aspetto conviviale
R: vero, mi piace molto: se ci si incontra di mattina porto caffè, the e ciambellone, nel pomeriggio spuntini salati e Prosecco, d’estate pizza bianca e birra fresca. Lo faccio anche perché quei momenti sono importanti, agevolano la conoscenza tra i volontari e consentono di fare il punto su quello che si è fatto e si ha intenzione di fare negli eventi successivi. Durante quella pausa non mi piace ci sia approssimazione, distribuisco piatti e bicchieri lavabili o, alla peggio, compostabili. A volte abbiamo avuto della musica, cerco di fare in modo che si stia bene, è una coccola che ci concediamo. Facciamo anche tante foto e video.
D: un’estensione della casa alla strada… d’altronde a Simon Bolivar ti sei prodigato come fosse casa tua
R: in un certo senso è vero, anzi, a volte ho trascurato la mia casa per curare la mia strada. Tempo ed energie sono risorse limitate! Ci ho messo tanta caparbietà perché non posso ammettere l’oltraggio alla Bellezza, ho voluto riscoprirla, a tutti i costi. Ho voluto che quel posto fosse degno della Città Eterna. E poi, come dicevo, siamo davvero a due passi dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, come è potuto accadere un tale abbandono?!
D: con il tuo fare incessante e le tue segnalazioni sistematiche sei stato un vero e proprio pungolatore delle Istituzioni. Quanto pensi abbiano avuto la misura di quello che è stato fatto negli anni?
R: In tutta franchezza, Municipio a parte, molto poco rispetto all’entità del degrado e alle azioni messe realmente in campo. Riconosco che comunque qualcosa è stato fatto. In ogni caso io continuerò a battermi, nel caso specifico, per spazzamento, cestini, cura del verde, non mollo di certo. Esigo che chi di dovere si assuma le proprie responsabilità, non è una questione di decoro (oh, l’ho detto!). Dobbiamo eliminare queste “terre di nessuno” dalla mappa di Roma, dobbiamo strapparle all’abbandono per strapparle al degrado e restituirle alla collettività. E alla legalità. Mi sento di dire che questo è forse il fine più alto del nostro impegno come retaker.