
1. Come hai conosciuto Retake Roma?
Staccando adesivi. Non sopportavo che venissero ad attaccarmi adesivi sulla mia serranda e quindi li staccavo. Più li rimettevano più li ristaccavo, anzi iniziai a staccarli anche dalle serrande accanto. Un giorno poi in strada vidi delle persone che staccavano adesivi dalla segnaletica stradale. Non sapevo ancora che si trattava di Retake, ma la cosa mi piacque e mi spinse a creare un mio gruppo su facebook per costituire un gruppo di “volontari di quartiere” che facesse la stessa cosa. Dopo un po’ di ricerche sul web approdai alla pagina Retake Roma: ne condividevo appieno la mission e le modalità, e quindi chiesi se potevo far confluire il gruppo facebook che avevo costituito nel gruppo di quartiere più vicino, oppure se potevo formare un gruppo retake di quartiere. Fu così che nacque il gruppo di Monteverde Vecchio, che ora coordino.
2. Cosa rappresenta per te retake?
La soluzione nel breve termine (nel lungo termine mi piacerebbe che tornassero le istituzioni a fare quel che devono), – forse a oggi l’unica soluzione possibile – dato il degrado e lo scarso senso civico da cui siamo circondati a Roma. Retake permette di incanalare rabbia e insoddisfazione per il degrado che ci circonda in senso positivo (fare) anziché negativo (lamentarsi e protestare e basta). E poi rappresenta un modo per conoscere meglio il quartiere, fare nuove amicizie, sentirsi parte attiva nel quartiere e nella Città. Se ci penso bene, per me Retake rappresenta un po’ anche un atto di egoismo (… che però va a beneficio di molti, soprattutto dei nostri figli): ovvero se non riesco ad avere dalle istituzioni un quartiere bello come vorrei, mi rimbocco le maniche e – nel rispetto delle leggi – me lo faccio da semplice cittadino, perché voglio vivere nel bello e non nel degrado.
3. Racconta un episodio divertente accaduto durante retake.
Le cose più divertenti mi sono successe mentre facevo retake da solo (capita anche questo). Ad esempio un giorno una signora che mi vide mentre staccavo da solo adesivi da un palo, e mi ha chiesto se lo facevo perché ero della concorrenza e volevo togliere pubblicità al mio rivale; o quando staccando adesivi da una serranda di prima mattina e ad un certo punto ho sentito una presenza che mi osservava dietro, ed era il negoziante … che doveva alzare la serranda per aprire il negozio, ed era così esterrefatto dal vedermi armeggiare sulla sua serranda che non sapeva che fare: non sapeva se ringraziarmi o se aspettare per vedere se avevo arnesi per scassinare il negozio. Durante i retake di gruppo poi il divertimento in realtà non manca mai: dalle risate a crepapelle, che ci sono sempre, ai retake estivi dove ti diverti come un bambino a spruzzare con l’idropulitrice per avere di rimbalzo un po’ d’acqua addosso, che ti rinfresca dalla calura.
4. Cosa dici a chi non conosce ancora retake?
Devi provarlo almeno una volta per capire. Non basta immaginarsi nei panni di chi vedi in foto o in video. Quando ti sei alzato prima (o hai rinunciato ad un altro impegno di quel giorno) per andare a fare retake con un gruppo di volontari, hai conosciuto la loro passione e dedizione per puro amore alla città, quando vedi quanto ci si diverte con gli altri, quanto la tua azione può essere essenziale per gli altri del gruppo durante il retake, soprattutto quando poi ripassi nel luogo di cui ti sei preso cura con le tue mani, e il tuo sacrificio, e lo vedi migliore di come era il giorno prima … lì sperimenti davvero cosa significa fare retake. Poi ti viene naturale tutto il resto: segnalare le cose che non vanno, sollecitare le istituzioni a fare il proprio dovere, parlare ai ragazzi (nelle scuole o fuori) o agli adulti per risvegliare il loro senso civico, e così via.
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