
Erasmo, come nasce la tua vocazione Retake?
“io in effetti a Retake mi unisco proprio per vocazione, ho sempre avuto un animo votato all’Ambiente e al decoro, ho una forma mentis orientata a pensare verso la Comunità. Non ho mai aderito ad esperienze di volontariato affini alla nostra, sono invece donatore sangue AVIS, ho avuto una sola breve esperienza con Legambiente, ma sono rimasto deluso, ho visto che c’era scarsa propensione all’azione. Per carità loro hanno iniziative di spicco tipo W le foche, l’importante campagna Goletta verde, ma io ritengo che se tu non operi costantemente sul territorio alla fine vuol dire che non sei proprio radicato nel territorio. Con alcuni degli attivisti Legambiente ho condiviso la Festa dell’Ambiente, loro manifestazione principe in Maremma, ma questa loro debole presenza continuativa sul territorio a me non ha convinto. Viceversa apprezzo il modello organizzativo che si è dato Retake, un organigramma di tipo piramidale la cui base è molto ampia e dove il vertice apicale si limita a decisioni amministrative a supporto dell’autonomia dei gruppi. Trovo che questo sia cruciale: il gruppo agisce in maniera indipendente sul proprio territorio, in ultima analisi a me interessa dove vivo, relazionarmi alla Comunità alla quale appartengo”
trovo importante rilevare l’efficacia del nostro modello organizzativo che immagino sia molto motivante verso il singolo. Tu sei uno degli Admin del gruppo Ottavia, come sei arrivato a rivestire questo ruolo?
“sono stato chiamato da Angelo Guida che è il fondatore del nostro gruppo, io me ne sono subito sentito parte, tra noi condividiamo lo stesso punto di vista e ho subito apprezzato che potevamo attivarci contando su una organizzazione strutturata, questo fatto mi rassicura, so che quando agiamo abbiamo una copertura assicurativa, che se vogliamo intervenire su un’aiuola, ad esempio, c’è già chi si è sincerato della legalità del nostro raggio di azione interfacciandosi con il Servizio Giardini e via dicendo. Retake è diventato un nome forte, il fatto che ci sia un’organizzazione centrale incoraggia i gruppi locali limitrofi a fare sinergia, noi lo abbiamo fatto con La Storta, Tomba di Nerone, Balduina, Torrevecchia e Prati lungo la via Francigena. Era un bel progetto di riqualificazione, purtroppo diversi nodi burocratici, complessi da sciogliere, ci hanno fatto scontare una battuta di arresto. Confesso che, da retaker svalvolato, io ci andrei nottetempo a ripitturare i muri esterni della Chiesetta della Visione a La Storta, quel luogo ha una storia molto importante, è assurdo dover stare alla mercè delle decisioni del Parroco, della Diocesi, della Sovrintendenza che di fatto non se ne prendono carico, lì con la giusta vernice in due ore noi potremmo sanare tutto, stiamo parlando del ceppo dell’ultimo miglio di questo prestigioso Cammino, quello è un percorso storico che sconta troppa trascuratezza”
avverto in Te un grande senso di appartenenza
“certamente, anche se desidero fare un appunto, penso che non sia costruttivo parlare solo bene, tra noi devono essere accolti anche spunti critici costruttivi. Io ho qualche perplessità in merito alla nostra recente adozione della App, mi stona che dobbiamo registrare ogni volontario, mi sembra ci si stia avviando verso una svolta troppo burocratica”
la App ci consentirà un monitoraggio oggettivo delle nostre tante azioni
“questo lo comprendo, sono un Ingegnere e voglio che le cose funzionino”

tra noi ci sono diversi retaker Ingegneri: mi aiuti a comprendere in che modo sia per voi possibile liberare la creatività che esprimete a dispetto della vostra formazione, parlo animata da un pregiudizio di fondo…
“la nostra categoria si esprime in un linguaggio di non immediata comprensione da parte di chi non abbia una competenza tecnica, ne deriva che alcuni ci pensano freddi, non in grado di ragionare con il cuore: non è così, c’è in noi tanta tanta fantasia che è una qualità imprescindibile per il progresso, senza la capacità intuitiva non ci sarebbe stato progresso. L’Ingegnere non può che essere una persona curiosa che si pone molte domande e a volte trova delle soluzioni, il suo obiettivo, come dicevo, è far funzionare le cose. Rispetto a Retake, io, che ho esigenza di movimento, del contatto con il Verde, trovo una modalità per scaricarmi, altro che palestra, la cyclette è asettica. Comunque tornando all’apporto specifico che possiamo dare una volta mi sono fatto avanti quando Rebecca ha pubblicato un post sull’ipotesi di trasformare le cicche di sigarette in una tavola di surf, ho fatto un’analisi di fattibilità ed ho risposto affermativamente”
sei allora un po’ la testa del gruppo?
“tutt’altro, da noi funziona così: Angelo è la mente ed il cuore e questo consente a tutti di essere liberi di fare quello che vogliono. Io non amo le attività amministrative e di comunicazione e tendo a lasciare questo a Mara che sa farlo molto bene; lei ad esempio, oltre a sporcarsi le mani, usa molto il telefonino per scattare le foto dell’evento e comunica con i partecipanti e i cittadini. Io sono un operaio da lavoro manuale, in quel contesto sono fisico.”
nutri qualche perplessità in merito al nostro operato?
“nella mia vocazione al decoro, mi ero persuaso che Retake stesse prendendo una direzione non sostitutiva degli spazzini e invece a volte ci vediamo costretti ad agire sulla base dell’emergenza e quindi via di sfalcio e di raccolta rifiuti, vedi i nostri interventi alla Stazione Ottavia: io vorrei piuttosto che agissimo in un’ottica di valorizzazione, di recupero di aree, ripristino panchine, cura del Verde, sono queste le attività che mi stanno a cuore. Mi sono rapportato con Barbara Marchetti che ha curato il progetto Retree/Retake e Valentina Malatesta per i suoi rapporti con il Dipartimento Ambiente, a me interessa l’arricchimento del patrimonio arboreo, per questo ho sperato che un cittadino che si era palesato per offrire 6000 euro in alberature fosse conseguente con il suo slancio e invece non se n’è fatto niente.. Rispetto al progetto Retree di Barbara l’ho sostenuto donando 170 euro, io ci credo anche se trovo che sia una debolezza lasciare le piante messe a dimora in balia della buona volontà del singolo, troppo oneroso affidare al solo cittadino la loro sopravvivenza e quindi la buona riuscita del progetto. L’albero che ho acquistato a sostegno dell’iniziativa di Barbara era in occasione della nascita di mio figlio Alberto che ha adesso due anni e mezzo e ne ho fatti piantare anche altri in giro per l’Italia”

sei romano DOC Erasmo?
“sono abruzzese, di Avezzano, ma io e mia moglie (lo sarà da luglio, mi sono deciso!), campana, siamo orgogliosi di essere romani, io ho preso residenza qui, sento Roma come la mia Città, a noi piace che il nome di Roma venga portato alto nel mondo. In realtà verso alcuni romani io sono critico: non ci si deve adagiare sul fatto che 2000 anni fa fossero i padroni del mondo, dobbiamo misurarci con il presente, abbiamo un grosso potenziale, dobbiamo reagire, troppi romani sembrano dimenticarsi il proprio glorioso passato, dovrebbero avere maggiore coerente orgoglio. Io avrei potuto vivere in qualche altra città, il mio lavoro me lo consente e invece ho scelto di rimanere qui. Apprezzo la leggerezza dei romani, la loro amichevolezza, la facilità con cui danno confidenza, ma mi irrita anche la superficialità della media di loro, il “ma che ce frega” che, in un’accezione, è anche positivo – un lasciamocelo scivolare addosso -, ma spesso invece significa deresponsabilizzazione. E poi colgo una tendenza: stiamo andando verso una povertà culturale, in cui l’ignoranza collettiva penalizza tutta la comunità. C’è bisogno di formazione e conoscenza.
A volte per strada mi è capitato di imbattermi in persone maleducate che, per esempio, non raccolgono le deiezioni canine ed è inaccettabile che quando glielo fai notare ti rispondano con un: “e che dobbiamo fà? Ce lo dobbiamo magnà?!”
quello che dici sulla sottocultura dilagante è a mio avviso molto fondato e desolante
“va detto invece che il profilo culturale dei retaker è tendenzialmente alto e che, soprattutto, tra noi ci sono tante belle persone, ispirate eticamente, tra noi è bello conversare, mi trovo bene con i retaker che frequento. Non lo dico perché faccio parte di un gruppo specifico, io non mi identifico con un gruppo, non sono campanilista, non mi piace identificarmi con una bandiera”
in questa fase della tua vita hai un bambino ancora molto piccolo, sei prossimo alle nozze, il tuo lavoro ti assorbe molto, stai sacrificando molto nel sottoscrivere questa causa?
“i miei passatempi sono piuttosto sacrificati, i viaggi sono stati il mio passatempo preferito, in teoria sarei una guida di Avventure nel Mondo, ma sono tre anni che non pratico. Con Retake ho ritrovato l’amore per la terra, anche da me ad Avezzano ho sempre usato la zappa, sono in contatto con la campagna, mi occupo delle potature. A me piace il fai da te, impegnarmi nel bricolage, è una questione di orgoglio e di principio, le cose pratiche voglio risolverle per mio conto. A casa mia funziona così e lo stesso faccio per la mia Città”

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