come raccontare la tua personale “avventura” Retake da otto anni?

“ah..non lo so, iniziamo..”

riesci a ricordare il momento del tuo “risveglio”?

“lo ricordo come fosse adesso: agosto 2012, piazzale Stazione Termini, in attesa di un neo amico che veniva a trovarmi per la prima volta dalla Svizzera. All’improvviso, tutto quello che mi circondava mi è apparso caotico, sporco, maleodorante, di una bruttezza e sciatteria intollerabili. Ho provato una profonda vergogna. In quel momento mi sono accadute due cose: ho aperto gli occhi – non erano più miopi e distratti, ma vividi come non erano mai stati – ed ho avvertito un amore viscerale e sofferto per Roma che non avevo mai sentito così profondo e dolente. Credo di aver vissuto quello stesso sentimento che si prova quando ci viene criticato un Amico molto caro che ha clamorosamente sbagliato e lo si vuole difendere a tutti i costi, pur provando una tacita riprovazione per quanto ha fatto.. Posso dire che quel giorno mi ha parzialmente cambiato la vita”

che cosa è accaduto dopo questo tuo personale scossone?

“per prima cosa è cambiato definitivamente il mio sguardo verso la mia Città, oscillavo continuamente tra croce e delizia, sono quindi entrata in una spirale di insofferenza e acuta sofferenza, molto solitaria, mi rendevo anche conto di trovare pochissima sponda in quanti mi circondavano, questi argomenti sono spesso vissuti come irrisori, abbiamo ben altro a cui pensare.., solo una ristretta minoranza sa cogliere le implicazioni complesse implicite nel degrado. Il primo correttivo che ho apportato l’ho fatto su me stessa: mi vergogno non poco a dirlo, per sciatteria mi capitava talvolta di buttare i mozziconi per terra, purtroppo sono una tabagista ed anche io ero indisciplinata. Dal giorno della mia epifania personale mi sono organizzata perché questo non accadesse mai più. Poi ho preso l’abitudine di raccogliere i rifiuti sotto casa, oramai lo faccio quasi quotidianamente, da dieci anni: la Svizzera, che ho vissuto come un’ombra severa entrata nella mia vita, rappresenta oggi per me lo standard a tolleranza zero che ho voluto instaurare tenacemente nel presidiare la mia strada e dintorni e che perseguo ed anelo in ogni parte di Roma”

quindi, una tua improvvisa traumatica consapevolezza civica e l’azione come lenitivo

“è andata così, ma in realtà provavo amaro in bocca, sono una persona spiccatamente sociale (dico sociale e non socievole perché sono portata a selezionare molto le mie Amicizie), non mi appagava la logica dell’orticello personale, lo scatafascio di Roma mi schiacciava, non sospettavo ci si potesse organizzare strutturalmente e prendere in mano in prima persona le redini di un carrozzone allora ancora del tutto impazzito, non avevo la minima idea che stesse prendendo forma e sostanza una rete di Cittadinanza attiva, come alter ego e alleata delle Istituzioni, ero assolutamente ignara che si sarebbero tracciate le fondamenta di un’amministrazione condivisa.. Inoltre, come capita ancora a moltissimi, questioni personali e lavoro mi distoglievano da una ricerca di “soluzione” mirata. Poi un giorno Sabrina Bittoni, mia Amica storica, mi ha parlato di Retake Roma: per me è stata una notizia fulminante, ho colto al volo l’opportunità e alla primissima occasione utile ho aderito ad un evento alla stazione metro Laurentina. La vitalità e l’euforia, anche un po’ disordinata, che ho colto in quell’occasione mi hanno immediatamente conquistata, sentivo che era stata intrapresa una strada che intendevo percorrere e tracciare anche io. Era l’agosto del 2014, ci avevo messo ben due anni prima di comprendere che potevo e dovevo attivarmi, i miei soli interventi sotto casa mi pacificavano molto relativamente, il mio frustrato orgoglio romano era a mille, sentivo un’incontenibile urgenza di fare la mia parte”

hai fatto parte di Retakeroma Eur per tre anni

“era il gruppo a me più vicino: sono stati anni di sperimentazione, imparavamo insieme ad organizzarci operativamente, ci autotassavamo anche pesantemente per dotarci degli attrezzi e materiali necessari, lavoravamo alacremente fino allo sfinimento, tentavamo, spesso invano, i primi dialoghi con il territorio, ci confrontavamo anche ideologicamente e forse proprio questo aspetto mi ha poi allontanata per profonde divergenze al nostro interno. Inoltre a me sola interessava molto il collegamento con “Retake centrale”, questa è una mia caratteristica personale, in me prevale l’idealismo rispetto all’interesse personale, il mio senso di appartenenza non è materialmente radicato.. e quindi sentivo di appartenere a tutta Roma, i confini del gruppo mi stavano stretti. Quando Rebecca mi propose di diventare Socia ho subito accettato, anche se con il timore reverenziale iniziale che avrei potuto essere inadeguata a dare il mio contributo: è successo anche a me quello che hanno vissuto altri, gli incessanti successi di Retake davano da pensare che ci fosse un’incredibile organizzazione dietro, mentre in realtà in quegli anni a tenere le fila c’era solo una manciata di appassionati ed infaticabili, molto determinati e brillanti. Presto ho deciso di entrare senza più condizioni in quel vitale turbinio, avvertivo che il cambiamento era possibile e che l’associazione andava oleata, nutrita, organizzata, quotidianamente potenziata. Ero catalizzata ed ho strenuamente inteso contribuire ad un’esigenza di nostra qualificazione ancora abbozzata, non potevamo più procedere come un’appassionata “Armata Brancaleone”

quali sono stati i filoni di attività che ti hanno più richiamato?

“quegli anni erano ribollenti passione più o meno anarchica, ci si muoveva su più fronti, abbiamo compreso che avremmo dovuto avere anche il supporto delle Aziende per avere garanzie di un introito economico solido e continuativo, eppure non pochi di noi avevano forti resistenze, era come se non ci sembrasse etico che “circolassero soldi”. Io questo pudore non l’ho mai vissuto, tutt’altro, provavo una sorta di “avidità” perché vedevo il sostegno economico come non più procrastinabile, imprescindibile. Per questa ragione mi sono costantemente prestata ai primi team building aziendali, in realtà ho dato il mio contributo a molti di questi, abbiamo capito da subito che quelli erano eventi “speciali”, tutto doveva funzionare alla perfezione, dovevamo perseguire l’eccellenza, solo in questo modo avremmo ulteriormente guadagnato in credibilità. E’ da lì che ha preso l’avvio la mia amicizia e il mio apprezzamento verso Andrea e Alexandra, hanno a loro volta imparato molto e sono diventati bravissimi. Ho sempre desiderato che Retake crescesse esponenzialmente, per me è una delle poche speranze rimaste ad una città dal dilagante degrado morale, sociale e criminale.. Per questo obiettivo che si andava prefigurando io ci ho messo l’anima. Sentivo e sento ogni giorno di dover onorare il privilegio di essere nata ed appartenere ad una Città straordinaria eppure dissacrata, molto bastonata e dolente. Sento che la calpestiamo troppo spesso ed utilitaristicamente, con irresponsabile irriverenza, ed è un assurdo, la nostra è una terra eletta, dobbiamo difendere questo patrimonio dell’Umanità artistico e culturale senza eguali. Abbiamo un dovere morale. In fondo anche da noi scontiamo l’irresponsabilità con la quale viene calpestato il Pianeta, solo che per Roma ci sono ampi spazi di recupero. Dobbiamo anche riconquistarci una qualità di vita perduta per ciascuno di noi e in particolar modo per le fasce della popolazione più emarginate, è il degrado sociale quello che più mi fa soffrire”

la tua attenzione è stata per molto tempo focalizzata sui gruppi, perché?

“quello che ci caratterizza è la nostra presenza concreta “sulla strada”, noi siamo per lo più volontari operativi, alcuni con propensione da giardinieri, altri chiamati alla pittura, altri più spiccatamente organizzativi, chi più creativo, chi più artigiano, chi più solidale, chi con maggiore piglio manageriale o intellettuale, chi più ideativo o addirittura visionario, chi orientato all’interlocuzione istituzionale, ma comunque per lo più fattivi: questo a me fa impazzire perché io sono tendenzialmente cerebrale, mi è subito piaciuto poter passare dalla teoria alla pratica e mi affascina ancor più la dinamicità e tangibilità con la quale siamo in grado di realizzare parte dei nostri sogni. Stare sulla strada è un po’ come essere nel teatro della Vita, ma non è un contesto fatto di figuranti, noi avviciniamo o siamo avvicinati da persone reali che scelgono se entrare attivamente sulla scena della nostra rivoluzione gentile o ritrarsi. In quei primi anni mi sono persuasa che i gruppi andassero potenziati, incoraggiati, supportati, dotati di competenze ed attrezzi e, prima di ogni cosa, che dovessero interfacciarsi tra loro. Credo di poter dire di essere stata la promotrice e concreta pioniera dell’approccio trasversale. Le basi della nostra organizzazione sono i gruppi locali, se i gruppi sono asfittici finiamo a chiacchiere. Perché il nostro faro è paradigmatico, noi puntiamo all’emulazione di un concreto e responsabile comportamento civico, è innanzitutto la potenza del nostro impegno concreto ed autentico a comunicare per tutti noi. E non possiamo farlo con eventi di pura facciata e forze esigue, per cui la cooperazione tra i gruppi faceva parte e fa parte per me di un modello vincente. La presenza sul territorio è una nostra specificità. E questo modello aumenta la sua incisività perché passa dalla prassi ancor prima che dalla teoria. Noi ci mettiamo la faccia, noi doniamo generosamente testacuorebraccia, non apparteniamo alle conversazioni da salotto e non siamo trincerati in sezioni di partito, siamo persone da prima linea. I gruppi costituiscono i nostri avamposti civici, da alcuni gruppi stanno partendo progetti di propulsione verso un’amministrazione condivisa e di rafforzamento delle comunità locali, tutto questo non lo avremmo mai ottenuto in soli convegni e conference call..”

quando si pensa a Te alcuni ti associano sorridendo alla tua Pandina, che è un po’ come l’icona dei nostri primi magazzini mobili: perché hai deciso di sacrificarla totalmente alla causa?

“vivo sola, non ho una mia famiglia stretta, il principale vantaggio è che posso “cantarmela e sonarmela” e poi ho uno scarso senso del possesso. Ho messo a fattore comune tutto quello di cui disponevo, il mio dimensionato contributo economico, il mio tempo, larga parte delle mie energie, le idee che mi balenavano, non tutte valide naturalmente, ma comunque offerte al vaglio comune. La Pandina è stata in realtà del tutto accessoria, molto utile, questo sì, quando c’erano ancora diversi gruppi sguarniti perché la riempivo di attrezzi e materiali fino allo scoppio, ma è ben poca cosa rispetto alla mia dedizione totalizzante. E non ero la sola, coglievo che un ristretto numero di noi non ha mollato mai come me e l’ha fatto con abnegazione, passione autentica, disinteresse personale e grande intelligenza, questa mia fondata percezione ha contributo a radicare e diversificare il mio impegno. Quando mi sono prestata alla causa da me stessa intentata dell’approccio trasversale ai retake, la mia Pandina mi ha condotto per diversi anni in tutte le latitudini romane (e desidero continuare a farlo!) e mi sono sempre più innamorata di Roma, quanta bellezza anche nel suo sottobosco! E quante belle, bellissime Persone incontrate e scoperte nelle mie scorribande e quanti incontri incentivati, questa nostra diffusa unione ci fa davvero forti. Per non dire dell’incontro speciale e bizzarro con Bruna, forse se lei non mi avesse costantemente accompagnata a destra e a manca, il mio slancio supportivo sarebbe stato meno temprato. Bruna non mi ha solo fatto compagnia, con lei abbiamo faticato insieme fino allo stremo delle forze, vissuto levatacce e trascorso nottate e ragionato e anche litigato furiosamente e costruttivamente, come penso possa accadere a leali compagni di partito. E aggiungo che, se non ci fossimo fatte le risate grasse che abbiamo molto spesso condiviso, la mia tenacia, che ha scontato anche momenti di amarezza, dolore e frustrazione, sarebbe stata più fiacca. Retake è anche questo, una storia di grandi Amicizie, ne sono nate e se ne sono cementate tante”

che cosa ci fa diversi oggi rispetto agli anni ancora pioneristici dal 2014 in poi?

“siamo cresciuti enormemente, direi in maniera strabiliante, anche se a mio avviso più al nostro interno e singolarmente che nell’agognato impatto verso l’esterno.. e lo scacco parziale non è nostro, noi continuiamo a subirlo a vari livelli perché la nostra coscienza civica è molto spiccata ed antesignana, la cultura italiana non è ancora del tutto pronta a cogliere e fare proprio questo approccio, non lo è a livello personale, non lo è, drammaticamente, a livello istituzionale. La nostra semina è quotidiana, molto abbondante e capillare, eppure una davvero diffusa presa delle coscienze è ancora di là da venire e lo constatiamo ogni giorno con grandissima amarezza. Ma non perdo la fiducia: ho molta stima dei retaker, per me sono mediamente dei cittadini speciali, non si chiamano fuori, hanno un fortissimo senso della dignità e responsabilità civica, non si risparmiano, sono generosi in ogni senso, buttano sempre il cuore oltre ogni ostacolo, sono in buona parte disposti al cambiamento, provano orgoglio per il nostro movimento, proporzionalmente a quanto può incidere nella collettività e talvolta anche a dispetto di questo.. siamo persone davvero capaci di stringere i denti. I nostri tenacissimi comportamenti indicano la crucialità dell’assunzione della responsabilità individuale nella cura dei Beni comuni, sia pure faticosamente e lentamente il nostro messaggio aumenterà in pervasività. Trovo riduttivo pensare ad un retaker come ad un semplice volontario, essere retaker abbraccia un complessivo stile di vita, alcuni di noi dicono che “essere retaker è per sempre” e anche io penso che l’adesione e sottoscrizione autentica di questa proposta civica sia come un marchio virtuoso. I retaker sono reattivi e sempre capaci di rispondere ed aderire con immediatezza alle sollecitazioni e ai bisogni sociali e comunitari. E sanno che chi la dura la vince. E allora, se è vero che la strada che dobbiamo percorrere è ancora tantissima e forse alcuni di noi non riusciranno neanche a coglierne i frutti più strutturali, è anche vero che siamo arrivati a lavorare sempre meglio. Ci siamo dati una buona e salda organizzazione, ci facciamo sempre più forti delle competenze interne, stiamo imparando a confrontarci ed agire coordinati all’interno di gruppi di lavoro tematici, ci stiamo misurando secondo un modello ancora para aziendale: da anni la nostra mission, la nostra vision e i nostri valori, individuati e definiti da un nostro programmatico, costruttivo, mirato confronto interno, sono declinati in un piano strategico. La nostra è sì e inevitabilmente un’organizzazione piramidale, ma la base è molto larga e le è concessa un’ampia autonomia, trovo che questa prerogativa non dovrà mai essere smentita, è la logica dell’empowerment, tanto spesso evocato da Rebecca Spitzmiller e che io sottoscrivo pienamente. Ci siamo dotati di una piattaforma di fund raising, ci stiamo avviando a misurare oggettivamente la somma dei nostri eventi nell’impatto sui territori grazie ad una nostra app, abbiamo iniziato a strutturarci come staff, finalizzato processi – a partire dalla gestione contabile, amministrativa ed operativa a quella  dei nostri tanti canali di Comunicazione – ci siamo dati un organigramma per distribuirci sulle attività meglio rispondenti alle propensioni personali, abbiamo lavorato alla veste grafica delle nostre presentazioni rivolte ad Aziende/Istituzioni, sono efficaci e bellissime (sempre grazie a Massimo Moretti!), creiamo periodiche sessioni formative per l’adozione in sicurezza dei nostri attrezzi a motore. Abbiamo infatti molto lavorato per dotarci di uno stoccaggio di attrezzi di tutto rispetto che ormai rappresenta il nostro patrimonio immobile ed abbiamo affinato la nostra competenza negli interventi di riqualificazione, alcuni di noi sono pari ad operai professionisti! E’ stato curato il restyling del nostro sito, ci è stato donato un furgone che è diventato il nostro magazzino a supporto dei Retake aziendali e generali e, da ottobre 2021, abbiamo anche una sede fisica! Abbiamo risposto e vinto bandi, ricevuto ben due onorificenze dal Quirinale, quella di “Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana” a Rebecca Spitzmiller e l’Attestato d’Onore di “Alfiere della Repubblica Italiana” al nostro allora giovanissimo Simone Baglivo. Negli anni abbiamo organizzato eventi generali davvero portentosi (Wake up Roma nel 2016, Wake up Flaminio nel 2018, World Clean up day nel 2018, Bella, Roma nel 2019, il World coastal Clean up nel 2019, Terra Roma nel 2021, La Giornata della Terra il 23 aprile 2022 e questa volta su scala nazionale!

E già fervono i preparativi per la nostra adesione nazionale al World Clean up day del 17 settembre 2022), abbiamo avviato progetti di urbanismo tattico Made in Retake. determinato una stretta collaborazione con il Corpo di Polizia urbana dei NAD (Nucleo Ambiente Decoro). Siamo sempre più capaci di interlocuzione verso i più vari soggetti istituzionali e sociali, assumiamo i nostri sponsor come partner progettuali. Rebecca Spitzmiller offre da qualche anno presso Roma Tre un corso di studio di Street law con l’obiettivo di diffondere l’acquisizione di specifiche competenze in relazione allo stato di Diritto della Sussidiarietà e della tutela dei Beni comuni, siamo idealmente avviati verso la mappatura delle barriere architettoniche, grandissima sfida in una Città che non ne tiene affatto conto e, se lo fa, le dispone in maniera sincopata e molto spesso sciatta ed inefficiente. Ci stiamo approntando alla messa a punto di un piano formativo che dovrà ulteriormente innalzare il nostro livello di competenza. In pochissimi anni, da quegli adolescenti adrenalici e talvolta un po’ confusi che eravamo, siamo pienamente entrati nell’età adulta e, nella mia percezione, stiamo facendo scuola nella capacità di creare e rinsaldare il senso della collettività e stiamo riuscendo ad esportare tutto questo a livello nazionale, prospettiva anni fa impensabile ed oggi molto emozionante rispetto ad ogni tassello che via via si aggiunge! Da ottobre 2021 siamo diventati una Fondazione nazionale, un traguardo talmente importante che anche solo vagheggiarlo otto anni fa sarebbe stato da mitomani! Abbiamo costituito il CoAC, una Commissione, Arte e Cultura interdisciplinare costituita da un Presidente e sei membri esterni qualificati che, tra le altre cose, si occuperà di passare al vaglio le opere di Street Art da noi sostenute, per nostra disposizione statutaria, con un approccio maggiormente selettivo rispetto al passato. Non è più possibile ignorarci, veniamo direttamente coinvolti come contraltare istituzionale, abbiamo raggiunto il lignaggio delle principali organizzazioni ambientali nazionali, con un distinguo: siamo i soli ad essere focalizzati ed impegnati a trecentosessanta gradi verso la dimensione urbana e a me sembra che proprio questa sia la nostra cifra identitaria.L’aspetto che sto più apprezzando da qualche anno a questa parte è l’enfatizzazione e strutturazione di tanti filoni Retake, da quello delle Scuole – che costituisce il nostro polmone storico – (oggi forte di un gruppo di Ambasciatori e con le sue diramazioni formative e comunitarie in seno ai vari Istituti e anche attraverso l’accoglienza di progetti più complessi come quelli rappresentati dai PCTO, alle diramazioni rappresentate dai format Retake&You e Retake Young al Parco degli Acquedotti, per non dire del nostro accattivante format delle Olimpiadi di Retake per bambini, adottato in ogni dove!). E ancora i filoni operativi condivisi con le Aziende, il Retake solidale per il Sociale che ci vede cooperare, tra altri partner, con Assessorati alle Politiche sociali, progetti di accoglienza di migranti, senza tetto, minori a fine pena e persone con disabilità. Ed è recente la nostra sottoscrizione del Contratto di Fiume, grandissimo traguardo dalle enormi prospettive: la rafforzata attenzione da noi rivolta al Tevere potrebbe farci diventare ancor più attori di profondi cambiamenti in quello che, paradossalmente, ancora si stenta ad intendere come asset cittadino. Sono da sempre ammirata e fiera della nostra costante capacità di lavorare in sinergia con altre associazioni e con le Istituzioni (quando si dimostrino ricettive..) e credo che le ossa e muscoli che ci siamo fatti per anni potrebbero agevolarci nei presidi lungo il Fiume – confluenza con l’Aniene compresa – ai quali sono certa continueremo a dare inarrestabile slancio.

In questi anni si è fatta sempre più strada la nostra sensibilità ambientale/ecologica, abbiamo dato vita ad uno strutturato progetto di Riciclo e Riuso (Reshoes) teso a diffondere i concetti di economia circolare e a varie iniziative di riforestazione urbana e messa in dimora di alberature, condiviso eventi con Plastic Free e Legambiente e, di recente, aderito alla campagna AbuonRendere promossa dall’Associazione Nazionale Comuni virtuosi, è una questione che ci sta a cuore da anni, una misura di deterrenza dell’abbandono delle bottiglie alla quale crediamo molto e che deve avere respiro nazionale. Uno dei nostri punti di forza è rappresentato dalla nostra capacità di dialogare con il territorio: non ho mai colto spocchia tra noi, la nostra proposizione è credibile e contagiosa perché non teme antagonismi, non si arrocca su posizioni autoreferenziali. Come amo dire informalmente, siamo e possiamo sempre più essere “il prezzemolo di ogni minestra”. Di fatto stiamo implicitamente dicendo, o almeno questo è quello che io penso, che non c’è iniziativa degna che possa prescindere da una presa in cura di città e territori, questi interventi dovrebbero essere propedeutici alla valorizzazione degli stessi. Noi stiamo portando avanti una cultura civica e siamo intenzionalmente pervasivi, non c’è occasione che non ci sembri appropriata a proporre e fare questo, siamo capaci di propulsione perché ci crediamo autenticamente e non ci risparmiamo. Ho sempre avuto allergia per le costrizioni e mi ritrovo completamente nelle nostre mire “espansioniste”, apprezzo molto che il nostro raggio di azione sia oramai senza confini e quello che più mi riempie di gioia è quando veniamo chiamati dentro, proprio perché la nostra assenza in molti ambiti incomincerebbe ad essere imbarazzante.. Tuttavia non ci fermiamo all’apparenza, vogliamo che la nostra voce venga effettivamente ascoltata e produca azioni concrete. La massima soddisfazione che provo è quando constato che possiamo sempre più diventare perno di un cambiamento e rappresentare un riferimento forte ed aggregante sul territorio, un cuore comunitario. Il salto che abbiamo fatto, dalle scope, raschietti e pennelli di cui ci dotiamo da sempre, a motore di un cambiamento più profondo, è spaziale. Chi legge le nostre iniziative come puro maquillage ci riduce enormemente, prende un totale abbaglio, dovremo essere sempre più bravi e pressanti a farlo ancor più comprendere alla società civile, Stampa, Aziende ed Istituzioni. E con queste ultime stiamo sempre più procedendo secondo Protocolli d’Intesa, se ce lo avessero detto nel 2014, avremmo forse avuto qualche difficoltà a comprenderne la portata. E quello che auspichiamo fortemente è che si avvii presto la strada dei Patti di Collaborazione, anche grazie alla nostra sempre più stretta sinergia con Labsus che continua a guidarci sotto il profilo della cogestione amministrativa della Città. La principale debolezza che colgo tra noi è che alle tante direzioni verso le quali ci stiamo indirizzando e strenuamente impegnando dovremmo ogni tanto – e non dico tanto, una, due volte l’anno? – dare una momentanea programmatica battuta di arresto per concederci ed “imporci” uno spazio di riflessione collettiva al nostro interno, sia a livello locale che nazionale. Aver voluto ripercorrere in maniera compilativa (e sarà esaustiva?!) tutti questi passaggi è stato per me come essermi ritagliata una pausa di riflessione, la nostra esuberanza rischia talvolta di sfuggire di mano!”

da un anno e mezzo ti stai dedicando all’ascolto di molti retaker e hai deciso che fosse importante raccontare le loro storie: che cosa ti ha motivato in questa direzione?

“ho fatto parte del Direttivo, sono stata tra i primi ad entrare nei “palazzi”, Campidoglio, qualche Municipio, Dipartimento di Tutela Ambientale, Ufficio Coordinamento del Decoro di Roma, interlocuzione con i NAD, ho preso parte ed anche coordinato diversi gruppi di lavoro, eppure l’aspetto che più mi richiama è proprio l’ascolto delle persone: la nostra forza è il capitale umano, sono sempre stata affascinata dalla unicità delle persone, sono una curiosa antropologica, ho una formazione da counselor, mi piace scrivere, questo mia piccola iniziativa è esattamente nelle mie corde. E mi sembra di poter dire che è diventata grande perché sono state le storie di ognuno ad arricchirla, storie appassionate che mi hanno sorpresa ed interessata molto più di quanto avessi mai potuto immaginare! E cosa c’è di più grande di disvelare personalità, desideri, progettualità, convincimenti, sogni, amarezze, perplessità, passioni personali, chiavi di lettura, visione, per una proposta civica come la nostra che è corale, solidale e incredibilmente poliedrica e fluida? La somma delle voci da me raccolte dà una misura della dinamicità e flessibilità della nostra proposizione, sia pure molto parziale! Inoltre in diversi di questi ritratti sono emerse storie di vita singolari, aspetto che racconta l’ampia narrativa del nostro pluralismo. Abbiamo compreso che l’affezione al territorio passa dalla sua sempre più profonda conoscenza e vale lo stesso per la crescita di Retake, la nostra conoscenza reciproca ci affeziona, ci potenzia progettualmente, dà ulteriore spinta alle nostre iniziative e ci rinsalda tra noi e questo credo valga anche per la rete nazionale. Questo anno e mezzo di ascolto mi ha fatto ancor più cogliere un aspetto che avevo già apprezzato per strada: Retake tira fuori la migliore espressione del maschile nelle Donne e quella migliore del femminile nei Maschi, questo fatto è potente, evolutivo e nutriente, in questo senso il nostro logo, rosa e azzurro, ci racconta molto bene e consegna egregiamente la nostra forza aggregante!”

ti sei mai pentita della tua adesione a Retake?

“mai. Neanche quando avevo coscienza dei cruciali pezzi di vita che ho pesantemente condizionato e in alcuni casi persino annullato, amici, famiglia, altri interessi (ne avevo davvero tanti!), vacanze, sonno, o anche se penso all’usura del mio corpo, la nostra attività alla lunga è usurante, penso che a Nino potrebbero tremare i polsi se anche io avessi mai annotato a quanti Retake ho preso parte! Tuttavia vacillo ogni qualvolta avverto o sconto eccessi di faziosità tra noi, reiterata polemica e conflittualità. Siamo umani anche noi, pur nel nostro “eroismo” (!), eppure dovremmo ulteriormente maturare nelle nostre relazioni. Ascoltarci autenticamente e rispettarci, al di là di naturali antipatie e simpatie. Facciamo parte di un esperimento sociale e collettivo molto ambizioso, io non dispero che riusciremo a fare anche questo passaggio. Trovo che sia ineludibile, pena lo sfiancamento di alcuni e ogni persona che si allontana, a dispetto del suo sacro fuoco, è per me una sconfitta per tutti.”

”Ogni scelta ha un rovescio, cioè una rinuncia e così non c’è differenza tra l’atto di scegliere e l’atto di rinunciare” (Italo Calvino)