
Daniela, da quanto tempo vivi a Testaccio?
“non da moltissimo, ma prima di arrivare qui ho girato molto: sono stata ben 24 anni fuori dall’Italia e sono rientrata meno di 4 anni fa.”
mi fai incuriosire, dove sei stata?
“ho vissuto 4 mesi a Copenaghen, 14 anni in Inghilterra e 10 anni a Singapore.”
raccontaci come è andata
“dopo la mia laurea in Giurisprudenza ho deciso di fare un viaggio in Inter-rail, che negli anni ’90 era una modalità molto utilizzata dalle fasce giovanili. Grazie alle borse di studio che, in ragione del mio buono rendimento universitario, avevo ottenuto tramite il lavoro di mia madre, mi ero messa da parte 13 milioni di vecchie lire. Viaggiare mi è parso il modo migliore per godermi questi risparmi. Sono stata a Vienna, Budapest, Praga, Berlino, Stoccolma, Kiruna, Bodø e Copenaghen, dove, conosciuto un ragazzo danese, mi sono fermata. Dopo quattro mesi estivi e piacevolissimi a Copenhagen, mi sono risolta ad andare a Londra, per imparare bene l’inglese. Ho iniziato a lavorare in un pub e mi sono sentita subito a mio agio: a 26 anni ho deciso di prendere in mano la mia vita e di soggiornare lì stabilmente. Tramite un amico di mio padre avvocato sono entrata in uno studio legale con un iniziale contratto da internista di due mesi, che con la mia dedizione e passione per il lavoro, è stato esteso a dieci. Successivamente, ho trovato posto nel mercato assicurativo dei Lloyd’s di Londra. E, proprio lì, ho conosciuto l’uomo che è stato mio marito ed il padre dei miei due figli, Giulia, di 22 anni e Luca, di 18. Loro sono stati la ‘cosa’ migliore che ho fatto nella mia vita!”
dopo il lungo soggiorno in Inghilterra, c’è stata Singapore.
“sì, siamo arrivati nel 2008 per ragioni di lavoro del mio ex marito. E’stato il periodo più difficile e più bello della mia vita. Difficile perché presto il mio matrimonio è naufragato e la separazione che ne è conseguita ha comportato molto dolore e conflittualità, ma bello perché ha significato la mia rinascita come donna. Ho avuto modo e tempo per riflettere, capire molte cose di me e prendere decisioni importanti. A Singapore si è riaffacciato il mio daimon buono. Per poter convivere con le sfide dettate dal terremoto che la mia separazione ha determinato, ho iniziato la pratica dello yoga che mi ha portato struttura e disciplina: Hatha yoga è un approccio olistico e completo alla cura della persona e del suo spirito, non lavora solo sulla parte fisica attraverso le asana. Ho anche iniziato un percorso artistico che è stato per me catartico e mi ha aiutato tantissimo a gestire fragilità e dolore e a nutrire e far emergere la mia vena creativa. A differenza degli anni londinesi e di quelli successivamente vissuti in Essex, anni difficili e molto impegnativi durante i quali dovevo barcamenarmi, spessissimo da sola, tra lavoro, casa, figli e marito, a Singapore anche io, come è consuetudine sia nelle classi medio alte che in quelle più basse, ho potuto fare affidamento su una helper che mi ha sgravato da tantissimi oneri e mi ha permesso di fare la mamma e prendermi anche del tempo per me. Singapore è una città incredibile, cosmopolita e ricca di moltissimi stimoli. Lì ho anche cominciato a frequentare la comunità artistica composta non solo da artisti del posto, ma anche da persone provenienti dalle più svariate parti del mondo. Singapore non è solo una città-stato-isola, ma anche un vivace ed enorme centro di business, che offre condizioni fiscali molto vantaggiose. La Singapore moderna è stata fondata nel 1819 da un inglese, Sir Stamford Raffles, ed è stata colonia dell’impero britannico, finché il 9 agosto del 1965 è diventato stato indipendente. E’ un ambiente estremamente civile, organizzato, una vera land of opportunities. Durante un vernissage, proprio il 9 agosto 2009, sono stata ad una performance di un’artista singaporeana, Lynn Lu, che mi ha profondamente colpita. Su un cubo di ghiaccio Lynn aveva versato abbastanza sale da formare una sorta di piramide che invisibilmente erodeva il ghiaccio; e dopo aver scritto su un foglio alcune parole, era passata tra la folla rivolgendo il foglio a ciascuno. La scritta era una domanda: ”ti ricordi di un momento della tua vita in cui la terra ti è venuta a mancare?”. E io quel momento me lo sono ricordato con chiarezza dolorosa: ho come ricevuto un pugno allo stomaco, mi è mancato il respiro e mi è scesa una lacrima sulle guance. In quel momento ho compreso che dovevo chiudere con mio marito (è avvenuto un mese e mezzo dopo!) e che volevo iniziare una ricerca artistica in performance art.”

spiegaci che cosa è la Performance Art, mi sembra che in Italia non sia praticata.
“È una forma di arte effimera e de-materializzata, scevra dalle dinamiche consumistiche e di mercato; si svolge in un tempo ed uno spazio definito, nel qui ed ora, ed è impossibile catturarne l’essenza, solo tracce attraverso fotografia, video, e le cosiddette relics (reliquie). Essendo io ora iscritta nel Registro degli Artisti di Strada di Roma, ho chiesto ripetutamente all’Assessorato alla crescita culturale di inserire la Performance Art nell’elenco di forme d’arte contemplate dal registro, presentando anche una contestualizzazione storico-artistica. L’altra particolarità è che nel suo emergere ed affermarsi come forma d’arte riconosciuta, ha contribuito a metter in discussione il concetto stesso di arte e la sua fruibilità che è aperta a tutti, essendo un’arte che non esiste solo in musei e gallerie, ma anche all’aperto, nelle piazze e strade. Per questa ragione, in occasione dell’evento Retake Terra Roma ad Ostiense (18 settembre 2021) ne ho proposta una che avevo già presentato in Serbia qualche giorno prima. Il mio complesso percorso a Singapore ha preso l’avvio facendo la guida volontaria per SAM (Singapore Art Museum) con l’organizzazione di volontari FOM (Friends Of the Museums), per poi procedere con lo studio (Master in Asian Art Histories) e successivamente con la pratica artistica. Insomma posso dire che quegli anni hanno fatto di me la persona che sono oggi. Quando mi sono risolta ad andarmene, ho chiuso tutti i cerchi della mia vita lì. Ho salutato larga parte dei miei amici con una bellissima festa che ha coinciso con i miei 50 anni, con un magnifico catering gestito dagli Hare Krishna di Geylang. Sono partita per Roma, con mio figlio Luca. Non volevo ritornare al cielo plumbeo dell’Inghilterra, nonostante mia figlia fosse andata lì a studiare. E dunque eccomi qua.”
dove avevi vissuto a Roma prima di ritornarvi?
“i miei genitori, mamma yugoslava e papà napoletano, sono venuti a vivere alla Montagnola, nel 1967. Io sono nata nel 1968 alla Clinica Nunziatella, e poi ci siamo trasferiti alla Magliana nel 1972 per lasciarla nel 1978, quando la situazione si era degradata a causa della criminalità e siamo andati a vivere in Viale Cesare Pavese: il nostro palazzo era l’ultimo baluardo di Roma di fronte all’agro romano. Ho frequentato il Liceo classico all’Istituto Massimo dei Gesuiti. Ricordo che a dieci anni avrei voluto fare l’archeologa, ma mio padre che, dopo diversi anni al Ministero delle Finanze, era diventato avvocato, mi ha convinta, mio malgrado, ad iscrivermi a Giurisprudenza alla LUISS. Diceva che con una Laurea in Lettere antiche con indirizzo archeologico sarei finita a fare la custode di un museo e, alla luce della triste fine che fanno oggi molti archeologi in Italia, penso non avesse tutti i torti. Per mio figlio Luca e me ho scelto di andare ad abitare in centro, nella zona intorno a Via Giulia.”
quali le tue impressioni nel ritornare a Roma?
’’l’impatto con Roma è stato sconvolgente e brutale: a Singapore ci si rilassa, qui tocca svegliarsi, penso sia stato molto formativo per mio figlio, ma anche per me. Sei mesi dopo il nostro rientro mi sono iscritta al Master per la Gestione e Valorizzazione del Patrimonio Culturale alla Sapienza che ho conseguito il 17 aprile 2020, in piena pandemia. Molto è cambiato dal 1994, anno della mia tesi di laurea in Diritto amministrativo sulla figura del Parco archeologico (laurea in Giurisprudenza, vecchio ordinamento).”

una tesi nella quale hai saputo convogliare la tua formazione giuridica con la tua passione per la cultura.
“esattamente, sono sempre volta all’armonizzazione, all’integrazione, alla contaminazione. E’ stato nel periodo del master che ho sentito parlare di Retake: era il 2019, mi sono unita ad alcuni eventi organizzati da Lanae Silvestri, Admin di Retake Roma Centro Storico, ma stavo anche lavorando presso una casa per ferie, struttura ricettiva gestita da un istituto ecclesiastico, quello della Società del Sacro Cuore fondata dalla Santa Maddalena Sofia Barat. Roma è così, ricchissima di storia ed arte ad ogni angolo: e anche questa sede presso la quale ho lavorato in Via Francesco di Sales 18 è bellissima, con spazi interni ed esterni sorprendenti. Per via di questo lavoro non potevo seguire Retake più di tanto, anche se avrei voluto, perché mi ha da subito appassionato. Raggiungevo Lanae nei Retake pomeridiani, quando potevo. L’incontro con lei è stato molto bello: è una donna incredibile, energica, pratica, diretta, organizzata. I suoi eventi mi hanno messo in contatto con un ambiente internazionale che ho molto apprezzato. Il primo Retake al quale ho preso parte è stato nei giardini affianco al Quirinale in una giornata bellissima e piena di sole.”
la Performance Art, dicevi, si svolge per lo più per strada e Retake nasce dalla strada: hai notato altre convergenze in queste tue esperienze?
“la Performance Art, come tutte le arti, richiede di sporcarsi le mani, è un’arte di azione. In questi ultimi anni ho apprezzato Retake per il suo collegamento con il master che ho seguito, l’adesione al territorio, a Roma che amo, e per il suo essere un’organizzazione che agisce, non parla soltanto, e poi l’incontro con persone che ci credono.”
che altre esperienze di volontariato hai seguito?
“oltre a quello presso il Singapore Art Museum, ho fatto volontariato al KKHospital di Singapore (ospedale della donna e del bambino), con Sant’Egidio, la Vo.Re.Co. (Volontari di Regina Coeli) e continuo a fare volontariato di accoglienza presso il Cimitero Acattolico al Testaccio. Questa propensione verso gli altri mi appartiene e la riconosco in molti retaker, sono persone che spiccano per la loro disponibilità. Di recente ho voluto offrire la mia in occasione della Maratona di Roma, ma devo dire che sono rimasta un po’ delusa dall’organizzazione dell’evento, la gestione dei rifiuti da parte di AMA è stata una vera sfida: i partecipanti hanno abbandonato per terra felpe e altri accessori di abbigliamento, insieme a bottigliette d’acqua piene o semi piene. Se parteciperemo ad una prossima edizione, spero ci sia data la possibilità di fare meglio, a noi non manca questa capacità.”
e adesso dicci come sei arrivata a diventare Admin del gruppo Retake Roma Testaccio, al fianco di altre due ottime compagne di avventura.
“nell’ottica del volontariato e della conoscenza e valorizzazione del territorio, mi è sembrato opportuno, e quasi scontato, offrirmi come Admin per il gruppo Retake Roma Testaccio che aveva solo una presenza online. Al contempo si sono proposte anche altre due residenti, Claudia Mannino e Jolanda Frisina e così siamo in ottima compagnia e ci dividiamo le responsabilità di organizzazione e gestione del gruppo. Sono donne con tanto entusiasmo e buona volontà e, benché Testaccio sia un po’ difficile da coinvolgere, piano piano stiamo raccogliendo timide adesioni alle nostre iniziative. E poi, nello spirito altruista di Retake Roma, altri admin ogni tanto ci supportano, vorrei menzionare Sabina Damato, Paolo Aruffo, e Cristiano Bocci, che ogni tanto aderiscono ai nostri eventi. Ma ce ne sono anche tanti altri che sono presenti con consigli, suggerimenti e supporto tecnico e morale. Tra queste persone, come ben sai, ci sei anche tu, Daria! Non si è mai soli con Retake Roma!”

Retake
A grass-roots citizen movement – non-profit and apolitical –promoting beauty, long term viability and urban regeneration by encouraging the diffusion of civic pride and the notion that each and every resident can take personal responsibility in contributing to the civic and economic growth of all of Italy.
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