R: a volte Retake sfonda le porte della nostra vita in maniera rocambolesca e credo che questo sia un po’ il tuo caso..
D: ero appena uscita dalla Messa e camminavo con Ernesto (il marito n.d.r.) su Viale Eritrea quando rimasi colpita da un gruppo di giovani che stavano lavorando ad un murale della fermata Metro Annibaliano. Credo fosse la primavera del 2018. A fianco a loro una donna, seduta, che lamentava dolore alla schiena. Questa è la prima immagine che ho di Rebecca Spitzmiller, dolorante eppure intenzionata a non mollare per nulla al mondo. Il murale, che era nelle mani di un gruppo di studenti di un Istituto d’Arte, doveva essere finito nel corso di quella mattina e io mi offrii di dare una mano, il tempo di passare a casa e cambiarmi.
E così feci.
D: in questo tuo esordio c’è molto di Retake
R: sì l’agilità, l’informalità, l’immediatezza e l’allegria, io mi divertii quella volta e mi diverto sempre, immancabilmente
D: questo aspetto ha giocato nella tua adesione?
R: direi che è stato determinante: io non sono estranea ad esperienze di volontariato, ma troppe volte mi sono trovata a caricarmi in maniera eccessiva dei problemi che affrontavo.. dentro Retake, pur occupandoci di tante criticità urbane ed umane, lo facciamo con divertita serietà, riusciamo sempre a trarne una soddisfazione per noi stessi che ci fa stare bene. E alla fine di ogni Retake c’è sempre una condivisione conviviale che aumenta la piacevolezza e rafforza le relazioni

D: un’attività che dà benessere?
R: senza ombra di dubbio e senza nulla togliere all’importanza di quello che facciamo
D: dopo quel primo incontro a P.zza Annibaliano, sei subito entrata a far parte della squadra?
R: immediatamente, Rebecca mi ha conquistata, di lei ho scoperto il piglio più imperioso come il carisma, l’ho seguita spesso nel gruppo Trieste Africano. Quel giorno stesso era con noi uno studente della Luiss, si iniziò a parlare di Diritto applicato alla strada, erano i primi semi del corso universitario di Street Art che poi Rebecca sviluppò e presentò alla Terza Università. Rimasi molto colpita da quanto potenziale ci fosse in quella situazione che avevo appena intercettato per pura curiosità personale
D: a proposito di curiosità: dopo un po’ hai cominciato a muoverti in altri gruppi
R: volevo conoscere Roma tramite Retake e soprattutto gli altri retaker, mi ha subito colpito la grande eterogeneità umana che questa esperienza offre
D: dove sei stata?
R: nel Terzo Municipio soprattutto perché è vicino a dove abito, ma anche a Torraccia, San Basilio, Tor Bella Monaca, San Lorenzo, ogni volta si è rinnovata la piacevolezza del lavorare insieme, abbiamo tutti uno stile molto amichevole ed accogliente. Per non dire dei Retake generali che sono adrenalina allo stato puro come ricordo ad Ostia, a Ponte Tazio e a Ponte Nomentano
D: anche in ragione del tuo lavoro di designer, sei stata molto in contatto con l’Amministrazione: è per questo che ancor più spiccatamente di altri ci tenevi che potessimo cooperare in maniera strutturata?
R: fondamentalmente soffrivo che non riuscissimo a finalizzare eventi di impatto con un approccio integrato ai luoghi di cui ci prendiamo cura che chiamasse in causa tutti i soggetti coinvolti

D: al nostro interno abbiamo vissuto una fase di confronto che mirava proprio ad approcciarci al territorio tenendo conto di tutte le sue componenti ed esigendo che i vari enti facessero la loro parte
R: sì, è stato un periodo appassionante, un lavoro che avevamo chiamato Retake lab, per la sua natura laboratoriale, e che è stato per fortuna in parte superato dai successivi Protocolli d’Intesa che abbiamo siglato con il Dipartimento Ambiente e l’Ufficio Coordinamento al Decoro del Comune di Roma. Proprio oggi ho toccato con mano uno dei loro frutti alla metro Annibaliano dove dovremo intervenire congiuntamente al Servizio Giardini
D: come stai vivendo questo salto di qualità organizzativa dentro Retake?
R: ne sono felicissima, spero riusciremo a siglare altri accordi, io vorrei finalizzarne uno in particolare, lavorando insieme a Francesca Dell’Orco, con la quale ho una grossa intesa, con l’Assessorato al Commercio, penso che non dovremmo tergiversare oltre
D: attualmente stai seguendo un progetto per il Ministero di Grazia e Giustizia
R: sì, abbiamo vinto un bando rivolto a giovani dai 17 ai 24 anni, messi alla prova o con sospensione della pena. Noi ci siamo presi l’impegno di formarli con 120 ore di attività teoriche e soprattutto pratiche nell’arco di otto mesi. Sento che sarà un’esperienza sicuramente impegnativa e molto bella per chiunque potrà e vorrà prendervi parte

D: che cosa ti spinge a continuare?
R: sono convinta che Retake abbia delle potenzialità straordinarie, vorrei che riuscissimo a determinare insieme una cifra identitaria più netta e che le nostre tracce, molto spesso positive, per non dire salvifiche in alcuni luoghi dove ormai siamo presenti a livello di veri e propri presidi, siano immediatamente riconoscibili
D: è la designer che è in Te a parlare
R: senza dubbio e anche la mia anima passionale, credo molto in questo progetto, vorrei riuscisse ad imporsi maggiormente rafforzando anche la progettualità, ma dobbiamo tenere conto che abbiamo fatto tantissimo e tutto su base volontaria
D: la progettualità a che fare anche con la nostra creatività
R: sì e Retake ne è ricca sia a livello artigianale che immaginifico. Per questo una volta entrati si rimane affascinati e legati