La tua storia di cittadino attivo, Alfredo, è lunga ed articolata: proviamo a raccontarla concettualmente? E comunque toglici la curiosità di dirci come ti sei avvicinato a Retake e perché

“nell’estate del 2014 la percezione che si aveva di Roma era davvero disastrosa, ogni telegiornale apriva immancabilmente sull’emergenza nella quale versava la Città, era stata chiusa Malagrotta e in effetti la questione rifiuti era molto allarmante. Io soffrivo come molti cittadini consapevoli, la mia Città veniva raccontata come un problema nazionale e il mio orgoglio di romano ne pagava lo scotto. Fu così che andai in cerca di associazioni che si occupassero dei problemi urbani e scoprii Retake. Non ci misi molto ad attivarmi, a settembre presi parte al mio primo evento al capolinea della Metro Subaugusta, staccammo adesivi abusivi e spazzammo, un Retake classico che mi prese subito”

ti sei subito per così’ dire avviato?

“decisi di proseguire di lì a poco prendendo parte ad un evento organizzato a Trastevere dove ripulimmo Piazza San Cosimato, e conobbi per la prima volta gli storici retaker. Quello che mi spingeva ad esserci era un moto di ribellione per una situazione generale che si percepiva brutta, anche se ancora non avevamo la piena contezza di quanto si sarebbe rivelata per certi aspetti drammatica.  Io sentivo di voler fare perché il problema era oggettivo e anche in risposta alle tante critiche che si stavano sollevando, estremamente ripetute e di sapore strumentale. E allora sì, mi avviai.”

tra i tanti retake dei primi tempi ne ricordi uno in particolare?

“uno certamente perché volli dedicarlo a mio padre che era venuto a mancare pochi mesi prima: era il febbraio del 2015 e nel commentare quello che avevamo fatto a Piazza Re di Roma osservai come mio padre avrebbe apprezzato, in fondo devo a lui il mio senso civico, posso dire che è riuscito davvero a trasmettermelo: quelle parole erano a lui rivolte anche perché ricorreva il suo compleanno, il primo che ci vedeva separati.”

ad un certo punto ti sei risolto a divenire Admin del gruppo RR Appio Tuscolano

“è stato un passaggio fisiologico, a me organizzare piace, trovo che un evento possa essere davvero efficace solo se dietro c’è una buona preparazione. Ricordo il primo Retake organizzato da me, fu al Parco degli Acquedotti su Via Lemonia: i partecipanti erano ripartiti in zone, curai molto la pubblicità dell’evento e inizia a fare rete con delle associazioni locali, c’era in nuce quello che ho poi sempre riproposto anche nei Retake successivi, fare rete per noi è vitale.”

siete riusciti a farla anche con l’Amministrazione

“abbiamo sempre collaborato con il Municipio e i primi interventi erano “basici” ovvero pulivamo di fatto le strade, poi ci fu un evento che segnò per me una svolta: avevamo ripulito di fino Via Giulio Agricola, che era in uno stato a dir poco vergognoso, e il pomeriggio dopo la ritrovammo tale e quale, ogni nostro sforzo era stato vanificato.

Mi attraversarono una serie di considerazioni della serie: “Non voglio più sostituirmi alle partecipate, non può essere questa la strada di Retake, costa tanto e rende poco.”

una sorta di crisi che immagino non ti abbia tuttavia fatto fermare

“no, quello no, mi ha indotto a riflettere per esempio sul principio di sussidiarietà, sulla necessità di interventi che potessero lasciare un segno, che potessero incidere di più sul tessuto urbano e sociale, collettivo, che potessero durare nel tempo. E allora ci siamo focalizzati prevalentemente su scuole e spazi pubblici.”

Voi avete abbellito gli esterni di varie scuole

“nelle scuole siamo intervenuti con murali che potessero riqualificare i loro ingressi e che in alcuni casi sono stati opera diretta delle artistiche retaker Cilena Renzi e Alessandra D’Andrea, due retaker molto espressive, e poi abbiamo fatto un vero e proprio lavoro con i bambini e i ragazzi. Rivolgendoci a loro abbiamo descritto lo stato nel quale si trovava la Città perché aumentasse la loro consapevolezza e nel lavorare insieme ai disegni abbiamo fortemente auspicato che potesse svilupparsi in loro una sorta di tutela del bene a cui avevano dato un loro contributo.”

tanta roba

“i Retake scuole sono molto coinvolgenti e i nostri murales ci hanno riempito di soddisfazione, dal 2016 sono rimasti inattaccati. Quello che è maggiormente gratificante è constatare come eventi di spiccata co partecipazione creino una sorta di scudo magico a protezione dell’operato collettivo”

Raccontaci un progetto di presa in carico di spazio pubblico del nuovo corso

“premetto che questo tipo di progettualità è di gran lunga più onerosa della semplice organizzazione di un Retake: esige un ampio dialogo con il territorio e con l’Amministrazione, chiama in causa più competenze professionali, costringe a fare campagne di fundraising. Di contro lascia un segno continuativo e responsabilizza la comunità, o almeno dovrebbe. Il nostro debutto è stato a Piazza Quinto Curzio, purtroppo il nostro intervento si è dilatato nel tempo causa Covid, ma è il nostro primo progetto Made in Retake, ci abbiamo messo tanto impegno e i risultati sono tangibili. Già intravedo però margini di miglioramento”

che rammarico hai?

“Beh, ad esempio il progetto prevedeva un’assemblea pubblica che coinvolgesse gli abitanti e sempre a causa del Covid non è stato possibile organizzarla.

Oggi abbiamo necessità di una turnazione per annaffiare le aiuole e nessuno degli abitanti della piazza scende a farlo e dobbiamo farlo noi portandoci in macchina delle taniche per quasi 150 lt di acqua”

questi sono gli eroismi dei retaker.. su quegli spazi avete speso un approccio del quale pochi di noi avevano sentito parlare, quello dell’”urbanismo tattico”

“Sai che neanche sapevo cosa diavolo volesse dire Urbanismo Tattico? Non ti nascondo che sono andato sul web a fare delle ricerche, per fortuna tra noi ci sono due architetti, Federico Aveni Cirino e Paolo Di Pasquale e allora tutto è diventato più chiaro. Federico ha una formazione urbanistica e cosi il progetto è stato affidato a lui”

è stato un magnifico utilizzo delle competenze interne

“uno dei motivi di forza di Retake è la sua organizzazione scarsamente verticistica. Io trovo che ognuno debba sentirsi libero di esprimere la propria personalità, non ci devono essere vincoli, non ci deve essere autoritarismo. Solo con questa impostazione ognuno può trovare il proprio ambito e deve essere accompagnato nel tirare fuori le sue capacità, qualità ed esperienze”

in questo senso tu sei stato un ottimo talent scouter nell’aver notato per primo il valore di Cristiano Tancredi e Francesca Elisa Leonelli

“in effetti è vero, li rivendico come due miei fiori all’occhiello. Cristiano per esempio sta facendo un gran bel lavoro al Parco degli Acquedotti proprio valorizzando le qualità delle singole persone, Francesca è diventata presidente di Retake, che volere di più?”

hai qualche progetto nel cassetto?

“abbiamo puntato Largo Don Orione, è un luogo con grandi potenzialità, uno dei pochi luoghi tranquilli in una zona molto trafficata e a lungo abbandonata. Stiamo incominciando a parlare con molte attività commerciali che si sono dette interessate, alcuni commercianti hanno già preso parte a degli interventi di pulizia. Il copione ci è noto, dovremo saper fare cooperare abitanti, negozianti, il vicino teatro, quella piazza potrà rinascere se tutti lo vorranno.”

puntate a creare una comunità

“e ad interventi non più effimeri, dove spicchi la differenza tra il prima e il dopo e il bene collettivo possa dirsi durevole.”

ho notato che hai un modo particolare di comunicare sulla pagina del tuo gruppo

“io cerco di scrivere un post a cadenza settimanale nel quale do ragione di una visione allargata sul mondo Retake, racconto gli eventi del fine settimana, anticipo quelli in programmazione e cerco di fornire una panoramica del mondo Retake a 360 gradi. È il mio modo per accogliere i nuovi membri, non volevo limitarmi al semplice saluto, mi sembrava sterile”

hai una tendenza al tutoraggio?

“direi di sì, ho cercato di farlo creando micro gruppi diffusamente localizzati che puntavano alla sensibilizzazione e responsabilizzazione dei cittadini rispetto a quanto accade sotto casa loro, ma ho constatato che è tutt’altro che semplice smuovere le coscienze e le braccia…  Non sono riuscito ancora ad instaurare quell’autonomia operativa nella quale avevo tanto sperato ma non demordo. Qualcuno ha detto che ogni lungo viaggio inizia con un piccolo passo, no?”

Cosa vedi per l’immediato futuro di Retake?

“Oggi noi stiamo vivendo una fase di maturazione e stiamo giocando una partita molto importante mentre gestiamo la nostra dimensione cittadina e locale – quella che ci ha visto nascere – vogliamo impegnarci anche su scala nazionale. Ovviamente le evoluzioni costano fatica e a volte non sono indolori eppure, per quanto non sia affatto facile, occorre sforzarsi di pensare in grande. Questo è il contributo che mi sento di dare come consigliere del Direttivo di Retake, contribuire ad aumentare il peso dell’associazione a Roma e a livello nazionale. Dovremmo rafforzare la nostra connotazione, la nostra identità, occorrerà continuare a lavorare duramente e con fiducia, senza timori rispetto al nuovo e dovremo farlo con un ritmo accelerato. Sarà un processo non brevissimo ma energia e visione ci sono”.